Gli aumenti dei pedaggi dei Concessionari Autostradali ed i (falsi) distratti

Di seguito riportiamo un articolo estratto dalla Newsletter Finco del mese di gennaio 2018:

“Il Presidente della Regione Lazio Zingaretti si lamenta a gran voce delle nuove stangate dei pedaggi (che non riguardano solo chi usa l’autostrada per lavoro – cioè in sostanza gli elettori  – ma anche gli altri  che la usano – non sia mai –  per turismo e quindi possono essere stangati…).

Lo sa o no che grazie ad un emendamento proposto, riproposto e poi firmato e fatto passare nella notte del sabato prima di Natale da 102 suoi colleghi di Partito, prima firmataria On. Bargero, i signori  delle autostrade  hanno ancora la possibilità di dare senza gara a sé stessi il 40% dei lavori tramite l’istituto (famigerato) dell’in-house e senza alcun impegno, come si è visto, né in termini di tariffe né di controllo circa le opere di manutenzione?

Il Presidente Zingaretti si rende conto della gravità della posizione del suo Partito su questo tema? O come  molti altri si gira dall’altra parte salvo correre ai ripari in chiave di possibili – giustificati – rischi di perdite di consensi elettorali.

Dopo un iter lunghissimo e complesso i suddetti suoi colleghi di Partito  – spronati dalla CGIL – sono riusciti a riportare la soglia limite  dell’”in-house” (cioè la possibilità di dare senza gara lavori pubblici a se stessi, perché di questo si tratta) al 40%  senza rispetto delle regole Comunitarie, dal 20%  cui si era arrivati dopo interminabili mediazioni.

L’effetto è stato non di difendere i lavoratori e le imprese ma “quei lavoratori” e “quelle imprese”!

Non si capisce (o meglio lo si capisce benissimo) perché i lavori li debbano fare sempre gli stessi (se sono da fare si faranno ma non è obbligatorio siano eseguiti dalle stesse aziende e dalle stesse maestranze).

Appena incassato l’emendamento, i Concessionari hanno peraltro applicato gli aumenti dei pedaggi di cui alla tabella che segue.

Non solo! La modifica prevista nella proporzione fra affidamenti con gara e affidamenti in house da 80% – 20% a 60% – 40% vale solo per le concessionarie autostradali, rimanendo le restanti concessionarie al vigente regime, il che aumenta il peso del regalo fatto a questi concessionari, fermo restando peraltro che, in ogni caso, per le concessionarie autostradali sono applicabili le clausole di salvaguardia sociale per i dipendenti delle imprese di gruppo.

Si va dunque a creare un diverso trattamento nel regime delle concessionarie pubbliche di dubbia costituzionalità, essendo tale eccezione di trattamento del tutto immotivata;

***

Il Ministro Delrio si rammarica  in una recente intervista – nel suo bilancio di fine mandato – di non aver avuto il tempo di rivedere i contratti (top secret, non si capisce per quale ragione, anzi – anche in questo caso – si capisce benissimo) che stabiliscono rapporti tra i Concessionari e lo Stato!

Di quanto tempo aveva bisogno, di grazia, per porre rimedio ad una delle più evidenti storture del nostro sistema infrastrutturale, avendo peraltro una direzione ad hoc nel suo Ministero?

Ma lui per la verità una cosa sul tema l’ha fatta con grande enfasi del suo ufficio stampa: ha “sbloccato” presso la UE i lavori dei Concessionari per dieci miliardi.

Ma il punto  non è lo sblocco di 10 miliardi di lavori, ma la proroga delle concessioni ancora una volta senza gara, poiché i lavori “sbloccati” sarebbero stati comunque senz’altro approvati dalla Commissione se l’Italia avesse fatto le prescritte gare per il rinnovo delle suddette concessioni.

Le indicazioni di Commissione ed Antitrust Ue hanno almeno consentito che l’ennesima proroga delle concessioni autostradali senza gara sia subordinata a limitare (…) i livelli di profittabilità dei concessionari, ridurre la durata delle proroghe ed altre misure per consentire gare competitive per le assegnazioni future. La “miniproroga” concessa ad Aspi sulla A1 – ed al Gruppo Gavio – allungherà dal 2038 al 2042 la scadenza. Ma da qui ad allora ci sarà tempo per le altre proroghe…

Vediamo comunque  se il Governo per il 2042 riuscirà a predisporre in tempo delle gare che, se bandite troppo sotto scadenza, avranno l’ovvio risultato di non registrare partecipanti, data la complessità dell’oggetto della gara… E se riuscirà a far rientrare nella  la competenza dell’ART – Autorità dei Trasporti – anche le concessioni autostradali in corso ( perenni…).

Ma è il bilancio complessivo del settore trasporti, strategico in una nazione moderna, che è veramente negativo.

Le gare per affidare i servizi nel trasporto pubblico locale sono una rarità e sempre vinte da quelli che c’erano prima.

Flixbus e Uber sono due iniziative che hanno ridotto i costi e migliorato la qualità per gli utenti, ma sono state ottusamente osteggiate dagli interessi costituiti del settore e la politica invece di limitarsi a prevenire gli eventuali eccessi, le ha ostacolate.

Alitalia, poi, pur diventata una compagnia minore, continua ad essere sostenuta con interventi e risorse pubbliche palesi, o sotto mentite spoglie. Questa strategia, in atto da un ventennio, è la causa del problema, non il rimedio.

Insomma nel settore dei trasporti i cittadini/contribuenti continuano ad essere ostaggio degli interessi corporativi più che mai”.

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